Da alcuni anni, le imprese si vedono ciclicamente recapitare via email o via posta tradizionale una gran quantità di corrispondenza riguardante propri nomi a dominio.
Parallelamente, questa corrispondenza può riguardare propri marchi e/o nomi di propri prodotti di cui le aziende non hanno provveduto a registrare i rispettivi nomi a dominio. Cosa sono queste lettere? Come comportarsi?
Preliminarmente, cerchiamo di comprendere, in estrema semplicità e sintesi alcuni concetti di base relativi agli argomenti di cui stiamo parlando.
Nomi a dominio ed internazionalizzazione.
Un nome a dominio è, nella sua sostanza, un indirizzo alfanumerico univoco che consente agli attori del mercato globale (consumatori, aziende, istituzioni) di raggiungere i siti aziendali, di contattare l’azienda scrivendo un messaggio di posta elettronica, di accedere ad alcuni servizi online. Visto dal lato della proprietà industriale, il nome a dominio ha la caratteristica di far parte a pieno titolo dei c.d “segni distintivi”, come il marchio, la ditta, l’insegna.
E’ importante sapere che i nomi a dominio all’interno dei TLD (top level domain) – nazionali e non – vengono gestiti da organizzazioni chiamate “registri”, con regole che variano di nazione in nazione. Ogni registro può prevedere o meno delle regole di registrazione e di riassegnazione, per cui può essere più o meno impegnativo registrare o recuperare un nome a dominio registrato illegittimamente da altri. Ne deriva che il nome a dominio, nell’ambito del suo “TLD” è “unico”. Non possono esistere due nomi “prodotto.com” assegnati a due organizzazioni diverse. Può succedere invece che “prodotto.com” sia assegnato ad una organizzazione e “prodotto.cn” oppure “prodotto.hk” o “prodotto.si” siano assegnati ad organizzazioni diverse, magari tutte concorrenti tra loro ed a loro volta concorrenti della produttrice di “prodotto.com”. Vige infatti il principio del “first come, first served” e cioè che il primo ad effettuare la richiesta del nome a dominio sarà il primo (e aggiungo, l’unico) a poter usare quel nome a dominio.
Tanto premesso, il possesso dei nomi a dominio aziendali assume un’importanza sempre maggiore nell’ambito dell’elaborazione delle strategie di brand aziendali internazionali, specie in un mercato che muove i suoi ingranaggi usando prevalentemente il world wide web come mezzo di scambio informativo e come luogo per concludere contratti. Per questo motivo, cautelarsi arrivando per primi è d’obbligo visto anche che dover agire contro organizzazioni che abbiano già registrato illecitamente nostri nomi a dominio è un processo generalmente lungo, oneroso e con poche certezze di buona riuscita.
Le lettere: cosa sono, cosa fare.
Tralasciando email tipicamente commerciali, contenenti offerte per la registrazione di nomi a dominio e servizi correlati, le comunicazioni ricevute dalle aziende inerenti nomi a dominio sono principalmente di tre tipi:
a) richiesta di “aggiornamento dati”: una lettera, scritta in italiano, richiede all’azienda già titolare di un nome a dominio di autorizzare operazioni di “aggiornamento dati” presso organizzazioni con una denominazione similare ad un registro. Tale tipo di lettera non rende immediatamente evidente un’offerta commerciale che non coinvolge nessun tipo di registro riconosciuto. L’offerta consiste esclusivamente nell’inserimento del nome a dominio in un elenco / database verso pagamento di un corrispettivo di svariate centinaia di euro. Dopo la sottoscrizione, l’azienda si trova al massimo a dover pagare una fattura piuttosto salata, ma, solitamente, non ci sono rischi per i propri nomi a dominio.
b) richieste di rinnovo che mascherano operazioni di trasferimento: una cartolina o una lettera scritta in inglese oppure in un italiano “claudicante”, induce il ricevente a sottoscrivere un rinnovo del proprio nome a dominio. In realtà l’accettazione dell’offerta determina anche un cambio mantainer/registrar quando non addirittura un cambio owner (cambio di proprietà del dominio stesso). La sottoscrizione di questo tipo di comunicazione può essere pericolosa in quanto può dare luogo anche alla perdita dei nomi a dominio con notevoli difficoltà di recupero successivo.
c) manifestazione di interesse / richiesta autorizzazione: un messaggio di posta elettronica in inglese, solitamente proveniente da paesi dell’est asiatico, informa l’azienda destinataria sull’interesse, da parte di una azienda locale, di registrare il nome a dominio corrispondente alla ragione sociale e/o al nome di alcuni suoi prodotti. Nel caso di risposta contenente un diniego o una diffida da parte dell’azienda contattata, il nome dominio viene generalmente registrato nell’arco di 8/15 giorni , assegnandolo solitamente ad un trust locale. Tale comportamento viene reso possibile dalla necessità di avere una presenza locale all’estero per l’azienda italiana e dalla mancanza di regole di “alternative dispute resolution” per il recupero veloce del nome a dominio. Ciò induce l’azienda contattata ad acquistare il nome a dominio dal trust a caro prezzo. L’alternativa è di sobbarcarsi contenziosi internazionali sempre fastidiosi e onerosi per bloccare possibili comportamenti dannosi all’immagine aziendale quando non addirittura lesivi della concorrenza.
Conclusioni
Moltiplicare i propri segni distintivi nel mondo, mediante l’acquisto di nomi a dominio internazionali, è – grazie al world wide web – un’arma importante per la conquista dei mercati globali. Utilizzare un nome a dominio in lingua locale, offre infatti maggiore immediatezza nel raggiungere il proprio sito, il proprio catalogo prodotti, le proprie applicazioni e – in definitiva – maggiori probabilità di nuovi business e di fidelizzazione della clientela esistente. Aumentano inoltre la notorietà del brand “online” e soprattutto l’affezione a questo da parte del pubblico.
Il pericolo, in mancanza di strategie adeguate, senza la necessaria conoscenza dei meccanismi che regolano il sistema dei nomi a dominio, è di doversi difendere in ambito internazionale per la tutela di propri diritti, quando basterebbe applicare il solito principio: “prevenire è meglio che curare”.
Dott. Massimiliano Ponchio – Puntonet Servizi SRL
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